Attualità
A Bari un convegno sulla prostituzione legale. Una medaglia con tante facce
Il dibattito organizzato da Universo studenti all'ex PalaPoste con il giornalista Cruciani. La trans Alessia Nobile: «Vi spiego la situazione dall'interno»
Bari - domenica 7 aprile 2019
12.29
Prostituzione legale, abolizione della legge Merlin, riapertura delle case chiuse: sì o no? Se ne è parlato ieri a Bari, nell'ambito del convegno "Prostituzione: schiavitù o libertà?" organizzato dall'associazione Universo studenti nella sala conferenze dello student center dell'Università di Bari, nell'ex palazzo delle Poste in piazza Cesare Battisti. Fra i relatori il giornalista Giuseppe Cruciani, noto sostenitore della proposta di referendum per l'abolizione della legge Merlin inoltrata dalla Lega di Matteo Salvini, che sta raccogliendo le firme.
Un dibattito annoso, che cela pro e contro, e porta con sé più di una verità. La legge Merlin del 1958 abolisce le "case di tolleranza", introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Una legge di più di 60 anni fa, che mette a confronto i molti sostenitori dell'abolizione e le altrettante persone convinte della sua bontà. Sul tavolo la possibilità di regolamentare la prostituzione, facendo accedere chi la pratica all'assistenza sanitaria e tassando il "mestiere più antico del mondo" come qualsiasi altra forma di lavoro. Dall'altro lato le rivendicazioni sulla dignità della donna e le discussioni sulla moralità o meno della legalizzazione.
Una divergenza di vedute che il convegno di ieri pomeriggio non ha mancato di sottolineare. A prendere la parola anche Alessia Nobile, nota trans di Bari che in passato sulle colonne di BariViva aveva raccontato le difficoltà di una ragazza transessuale a inserirsi nel mondo del lavoro "ordinario" per via di una serie di stereotipi e pregiudizi che permeano ancora oggi la nostra società. «Un bellissimo evento, molto interessante. Complimenti agli organizzatori, un passo avanti per Bari» il commento di Alessia Nobile.
La questione pare, però, impossibile da ridurre al mero sì o no. Una situazione che va approfondita anche dal punto di vista psicologico e sociologico: anche chi svolge la professione in autonomia, senza coercizione e sfruttamento, può veramente considerasi libero? Il caso delle escort trans apre a più di un tema di discussione. «Se da un lato è giusto legalizzare la prostituzione - spiega Nobile - ci sono situazioni come quella della transessualità che spesso vengono escluse dal mondo del lavoro, per una serie di costrizioni sociali. Molte di noi si trovano obbligate a fare questo lavoro, pur non volendo. Questo è il mio caso: faccio la escort perché mi viene negata la possibilità di accedere all'occupazione».
Il vuoto non è, dunque, solo normativo: a monte c'è il problema di un modello sociale che non offre reali alternative alla prostituzione, almeno in alcuni specifici casi. «Non vedo il motivo per cui io debba pagare le tasse - aggiunge Alessia Nobile. Sarebbe giusto qualora venissi posta di fronte alla scelta fra un lavoro "normale" e la prostituzione. Non ci sono, inoltre, tariffe standard su cui imporre una tassa, ognuno stabilisce il suo prezzo».
Delicato è, in più, il tema sui "luoghi di lavoro". «Riaprire le case chiuse, i postriboli periferici: la vedo come un ritorno al passato», continua Nobile. «Si ipotizza un escortismo che non è reale. Si è parlato di condomini in cui non è possibile lavorare perché si crea disturbo, ma le cose non stanno così. Bisogna sfatare il mito delle code dietro la porta, dei rumori. Dietro c'è un grande lavoro per garantire la discrezione. Entrambe le fazioni non hanno ben chiara la situazione: anche chi lo fa in regime autonomo e volontario porta con sé dolore, sofferenza. C'è un mondo dietro che andrebbe sviscerato prima di essere discusso».
Insomma, da approfondire c'è ancora tanto. L'importante è, però, che lo si faccia: eliminare le inesattezze per sfatare i falsi miti. «A conferma del pluralismo dell'evento - dice Giuseppe L'Abbate di Universo studenti, organizzatore dell'evento - è stato un piacere dare spazio a chi vive sulla propria pelle queste dinamiche ed è discriminato per il proprio orientamento sessuale. Siamo convinti che la libertà di espressione sia un principio fondante del nostro percorso accademico e umano».
Un dibattito annoso, che cela pro e contro, e porta con sé più di una verità. La legge Merlin del 1958 abolisce le "case di tolleranza", introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Una legge di più di 60 anni fa, che mette a confronto i molti sostenitori dell'abolizione e le altrettante persone convinte della sua bontà. Sul tavolo la possibilità di regolamentare la prostituzione, facendo accedere chi la pratica all'assistenza sanitaria e tassando il "mestiere più antico del mondo" come qualsiasi altra forma di lavoro. Dall'altro lato le rivendicazioni sulla dignità della donna e le discussioni sulla moralità o meno della legalizzazione.
Una divergenza di vedute che il convegno di ieri pomeriggio non ha mancato di sottolineare. A prendere la parola anche Alessia Nobile, nota trans di Bari che in passato sulle colonne di BariViva aveva raccontato le difficoltà di una ragazza transessuale a inserirsi nel mondo del lavoro "ordinario" per via di una serie di stereotipi e pregiudizi che permeano ancora oggi la nostra società. «Un bellissimo evento, molto interessante. Complimenti agli organizzatori, un passo avanti per Bari» il commento di Alessia Nobile.
La questione pare, però, impossibile da ridurre al mero sì o no. Una situazione che va approfondita anche dal punto di vista psicologico e sociologico: anche chi svolge la professione in autonomia, senza coercizione e sfruttamento, può veramente considerasi libero? Il caso delle escort trans apre a più di un tema di discussione. «Se da un lato è giusto legalizzare la prostituzione - spiega Nobile - ci sono situazioni come quella della transessualità che spesso vengono escluse dal mondo del lavoro, per una serie di costrizioni sociali. Molte di noi si trovano obbligate a fare questo lavoro, pur non volendo. Questo è il mio caso: faccio la escort perché mi viene negata la possibilità di accedere all'occupazione».
Il vuoto non è, dunque, solo normativo: a monte c'è il problema di un modello sociale che non offre reali alternative alla prostituzione, almeno in alcuni specifici casi. «Non vedo il motivo per cui io debba pagare le tasse - aggiunge Alessia Nobile. Sarebbe giusto qualora venissi posta di fronte alla scelta fra un lavoro "normale" e la prostituzione. Non ci sono, inoltre, tariffe standard su cui imporre una tassa, ognuno stabilisce il suo prezzo».
Delicato è, in più, il tema sui "luoghi di lavoro". «Riaprire le case chiuse, i postriboli periferici: la vedo come un ritorno al passato», continua Nobile. «Si ipotizza un escortismo che non è reale. Si è parlato di condomini in cui non è possibile lavorare perché si crea disturbo, ma le cose non stanno così. Bisogna sfatare il mito delle code dietro la porta, dei rumori. Dietro c'è un grande lavoro per garantire la discrezione. Entrambe le fazioni non hanno ben chiara la situazione: anche chi lo fa in regime autonomo e volontario porta con sé dolore, sofferenza. C'è un mondo dietro che andrebbe sviscerato prima di essere discusso».
Insomma, da approfondire c'è ancora tanto. L'importante è, però, che lo si faccia: eliminare le inesattezze per sfatare i falsi miti. «A conferma del pluralismo dell'evento - dice Giuseppe L'Abbate di Universo studenti, organizzatore dell'evento - è stato un piacere dare spazio a chi vive sulla propria pelle queste dinamiche ed è discriminato per il proprio orientamento sessuale. Siamo convinti che la libertà di espressione sia un principio fondante del nostro percorso accademico e umano».